L’utilizzo di questa pianta antica detta henné risale a civiltà molto antiche come Sumeri, Assiri ed Egiziani. Il suo nome botanico è Lawsonia inermis dato dallo scrittore e medico John lawson che durante uno dei suoi viaggi in Oriente annotò le proprietà di questa pianta che veniva utilizza per tatuarsi temporaneamente la pelle. L’henné è composto da cenere, sostanze resinose, tannini, ecc.; al contrario delle tinture non si fissa all’interno dei capelli, ma usa i propri legami elettrostatici per fissarsi sulla superfice dei capelli. Ha un PH che si aggira tra 7,5 e 10 per questo motivo dovrà essere miscelato con sostanze acide come aceto e limone se la cute è grassa, invece con yogurt nel caso in cui i capelli sono crespi e la cute secca. In questa maniera il PH si abbasserà sui valori di 5,5 e così facendo rispetteremo i capelli lucidandolo e fissando i tannini. Al giorno d’oggi l’henné ha acquisito per le sue proprietà biologiche una fetta di mercato dei nostri saloni non poco indifferente. Nel passato questa colorazione era principalmente di colore rosso, ma con il progresso abbiamo scoperto altre piante con poteri di colorazione: cassia, mallo di noce, camomilla e indaco. Grazie a queste piante e alle loro possibili miscelazioni possiamo avere diverse nuance, i tempi di posa si sono accorciati grazie alla raffinazione a livello industriale di queste erbe che vengono liofilizzate e ultimamente alcune aziende utilizzano gli acidi ramificati per migliorare la struttura dei capelli.